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Come aiutare un fratello sfigato...


di ClaudioGusson
04.10.2012    |    62.447    |    2 8.9
"Quell’idea fu osteggiata dal suo super io, che agiva come un severo poliziotto..."
Anna, studentessa liceale, è disperata. Perché Marco, il fratello gemello, è lo zimbello dell’Istituto. Lei ci soffre molto e vorrebbe aiutarlo, ma come? La soluzione la trova leggendo una rivista porno...

Per Anna, il cortile del liceo era diventato il luogo più odioso della scuola.
Evitava di scendere giù, preferendo rimanere vicino alla macchinetta delle bevande, per non assistere alle prese per il culo di suo fratello, da parte dei suoi compagni di classe.
Era sufficiente la sua presenza e gli scherni si sarebbero interrotti subito.
Essere una delle ragazze più fighe della scuola, tuttavia, non era un motivo per tenere il fratello lontano dai guai.

Marco, il fratello gemello, era il rovescio della medaglia. Tante volte si era chiesto: come mai la natura fosse stata cosi distratta nel generare gemelli assolutamente dissimile nell’aspetto?

Lui era goffo, alto ed esile, con gambe lunghe, busto sottile, braccia magre, collo fine e naso adunco, portava, inoltre, occhiali spessi come due fondi di bicchieri.
Una bizzarra combinazione estetica, che i compagni ritenevano quella di uno sciocco, che nessuno apprezzava, nemmeno le racchie.

Anna, invece, era molto graziosa. Aveva capelli biondi, occhi azzurri, fisico snello, con fianchi larghi, vita stretta e tette generose. Era la più corteggiata dai ragazzi
Il rapporto empatico che lo legava al fratello gemello, gli impediva di essere disinvolta e, quindi, di aprirsi alle attenzioni dei corteggiatori, che peraltro disprezzava perché trattavano male Marco.

Una sola volta aveva ceduto alle lusinghe di un ragazzo. Fu, quando, con sorpresa, il fratello fece amicizia con Luca, un giovane molto prestante, studente di un altro istituto scolastico, con cui condivideva la stessa passione per l’elettronica.
Luca, frequentando regolarmente la casa d’Anna, alla fine riuscì ad attrarre la sua attenzione ed uscire con lei, come il suo ragazzo, per alcuni mesi.

Anna, col passare del tempo si accorse che l’amicizia tra Luca e il fratello era strumentale. Luca, infatti, si rivelò un vero e proprio scroccone, che si faceva mantenere, soddisfacendo gratuitamente i propri vizi.
Trattava il fratello come uno schiavetto. A lei quel tipo di rapporto a senso unico non le andò giù.
Alla fine, messo da parte i suoi sentimenti verso Luca, che gli piaceva come ragazzo, lo affrontò di petto e, dopo avergliene cantate quattro, lo cacciò fuori di casa, diffidandolo di girare alla larga da Marco.

Voleva bene a suo fratello e non tollerava che qualcuno approfittasse della sua ingenuità.

Una mattina, mentre era davanti alle macchinette delle bevande, sentì delle forti risate provenire dal cortile. Stavolta le sembrarono più canzonatorie del solito. Inoltre, tutti gli studenti si erano affacciati alle finestre e ridevano in modo sguaiato.

Pur avendo intuito le cause di tanta ilarità, non aveva il coraggio di guardare giù. Poi, preoccupata, si sforzò di scrutare sotto. Il fratello era al centro del cortile che, bloccato dalla paura, ruotava lo sguardo sui suoi compagni, come una bestia braccata. Uno di loro aveva le braccia alzate, tenendo aperta una rivista.

“ahahah guardate! Guardate che cosa nasconde nello zainetto! Mmmm Selen, Cicciolina, e vai con le seghe! ahahahahah

(in coro) ahahahahahahhahh

Marco, con la goffaggine di una giraffa, nel tentativo di afferrare la rivista era ostacolato da altri compagni di classe che si erano frapposti, facendo barriera, perciò, saltava a vuoto suscitando l’ilarità generale.

Anna si disinteressò del rumore della lattina che stava cadendo nel contenitore della macchinetta. Scese le scale correndo ed in preda all’ira raggiunse il cortile. Percorse con rabbia il tratto che lo separava dal fratello, spingendo con energia alcuni ragazzi, fino ad arrivare accanto a quello che stava tenendo in aria la rivista.

Gliela strappò dalle mani, fissandolo in faccia con un’espressione di sfida. Il ragazzo, non riuscendo a tenere testa a quello sguardo indignato, abbassò il suo, ed imbarazzato si dileguò come un coniglio.

Anna, in piena collera, afferrò un braccio di Marco e, tra lo stupore di tutti i presenti, lo trascinò via come un sacco di patate, all’interno della scuola, fino ai bagni.

Con gli occhi inferociti di una pantera in procinto di sbranarsi la preda:

“Ma che cazzo hai nella testa? Portarti una rivista porno a scuola? Sei impazzito?
“Che ne sapevo che quello stronzo avrebbe rovistato nel mio zainetto?
“Marco, Marco, ti prego, aiutami ad aiutarti! Guardati! Non curi il tuo aspetto! Ti lasci prendere per il culo da quegli stronzi senza battere ciglio! Sei diventato lo zimbello della scuola!
“E tu ti vergogni di me? Vero?

Anna incassò quelle parole, come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Marco aveva fatto centro. Anna effettivamente si vergognava di suo fratello.

“Si! Forse un po’ mi vergogno! Ma ti voglio bene! E vederti trattare così mi fa venire una rabbia!
“Io me ne frego di loro! Non li cago nemmeno di striscio!

Marco appariva compassionevole nella sua innocente fragilità. Si era costruito un castello impenetrabile, in cui viveva sicuro, un mondo fatto di letture di libri di elettronica e video giochi, che condivideva con alcuni amici virtuali conosciuti su internet, posti agli antipodi della rete.

Anna, scoraggiata dall’espressione ingenua del fratello, rivolse le sue attenzioni alla rivista che teneva tra le mani e, incuriosita, iniziò a sfogliarla.
Le foto pubblicate sulle pagine mostravano attrici porno che si accoppiavano anche con più uomini. La sfogliò lentamente indugiando sulle immagini.

Le foto l’attrassero, e con interesse focalizzò lo sguardo su cazzi duri e pulsanti che si ficcavano in fiche pelose e in pertugi di sederi sfondati; bocche vogliose che leccavano cappelle dure e gote gonfie di cazzi che lasciavano intendere glandi ficcati profondamente nella gola.
Soffermandosi, infine, su facce sorridenti impregnate di sborra, che colava in lunghi e spessi rivoli di liquido biancastro.

Marco, ignorato da Anna, la guardò sfogliare la sua rivista con fastidio.

La rivista era una raccolta di racconti erotici, che gli editori avevano arricchito con immagini pornografiche.

Anna, trascurando la presenza del fratello, continuò a sfogliare le pagine infuocate dal contenuto hard. Il suo interesse aumentò di intensità quando si trovò davanti il titolo di un racconto, scritto a caratteri cubitali, attinente a una storia erotica tra un fratello e una sorella. Il racconto era intitolato “Come ho aiutato mio fratello a diventare uomo”.

Quella storia sembrava che calzasse con la situazione nella quale si trovava.
In lei si accese subito il desiderio di conoscere i particolari che, forse, potevano dargli un suggerimento per aiutare il fratello.

Iniziò a leggere la storia, che era narrata in prima persona dalla protagonista:

““I ragazzi del paese si prendevano gioco di mio fratello. Andrea era un ragazzo timido e introverso, per questo, sceglieva una vita solitaria, evitando di mostrarsi in pubblico. Quello stato di misantropia lo costringeva a vivere emarginato, lontano dagli avvenimenti mondani che caratterizzavano la storia del villaggio. Nelle sagre, quando i ragazzi si divertivano a giocare con le giovani fanciulle, con corteggiamenti sfacciati e atti di audacia, lui non c’era scegliendo di lavorare nell’officina di papà.
Mi dispiaceva assistere inerme allo spreco della sua giovane vita. Così decisi di reagire a quella condizione, cercando di escogitare qualcosa che potesse aiutarlo ad uscire da quella situazione di segregazione.
Ho potuto costatare che non era gay, sebbene non cercasse le donne. Infatti, le volte che ci aveva accompagnato in città, spesso, più volte, lo avevo sorpreso a fissare con insistenza le gambe delle ragazze. Quelle occhiate lascive mi sembravano una chiara manifestazione di una pulsione sessuale repressa. Avevo studiato Freud e sapevo che le pulsioni sessuali, quando non erano soddisfatte, erano alla base delle nevrosi. Andrea, pensai, se avesse sfogato le sue pulsioni sessuali con una donna vera, forse, sarebbe uscito da quell’isolamento forzato. Come fare? Ragazze disposte ad aiutarlo non ce n’erano manco a pagarle.
Mi sentivo impotente e già rassegnata, quando il destino è venuto in soccorso suggerendomi una soluzione assurda. Un pomeriggio, in casa, mentre mi aggiravo con indosso solo la sottana, notai che Andrea, di sottocchio, mi fissava le gambe e le tette con aria libidinosa. Il suo sguardo eccitato mi colpì profondamente. Possibile che Andrea mi desiderasse come donne? Per alcune notti, quell’idea fissa e fastidiosa si era impadronita della mia mente, tenendomi sveglia. Per certi aspetti aveva destato dentro di me un sentimento nuovo. Il pensiero che Andrea mi vedesse come una donna da scopare, cozzava contro la mia morale ma, stranamente, m’infiammava la fica. Pensai all’incesto come un’esperienza inaudita, che mi spaventava, perché non l’avevo mai considerata una pratica sessuale. Tuttavia, quell’idea, nel momento in cui occupava la mente, mi faceva sballare i sensi. Quell’esperienza, per quanto terribile, mi affascinava, facendomi pungolare il basso ventre, tale da suscitare abbondanti produzioni di fluidi umorali e colpi di calore che mi facevano fremere il corpo. Così, dopo una lunga riflessione, arrivai alla conclusione che forse poteva essere una soluzione possibile; Mi esaltai al pensiero che sarei stata la sua prima donna, quella che lo avrebbe tirato fuori da quella situazione patologica.””

Anna, fu turbata da quelle parole, tuttavia, continuò a leggere i particolari piccanti delle arti di seduzione, soffermandosi nei dettagli che descrivevano gli atteggiamenti provocatori, messi in atto dalla nostra eroina, palesemente osceni.
La ragazza mostrava le gambe accavallando lascivamente le cosce; girava per casa con un minigonna mozzafiato, senza mutande, facendo vedere le parti intime per sbadataggine; lasciava le ante della doccia aperta; entrava in camera del fratello in mutande e reggiseno, assumendo posizioni erotiche superbe e tali da scatenare gli impulsi più recalcitranti.

Erano comportamenti chiari e da vera troia, finalizzati alla seduzione del fratello.
La ragazza, alla fine, riuscì nell’impresa e la prima scopata avvenne proprio nell’officina del padre, quando tutta la famiglia era uscita per andare a divertirsi alla sagra del paese.
Le immagini associate alla storia si combinavano perfettamente con il tema del racconto. I ragazzi erano giovani, e si accoppiavano in tutte le posizioni possibili.
L’eroina si concedeva al fratello con molto slancio emotivo, scoprendo che quel rapporto era molto più intenso rispetto a quelli avuti con altri ragazzi. L’incesto n’esaltava la qualità.

Anna fissava eccitata le foto in cui la ragazza succhiava l’uccello del fratello con dovizia, e lui leccava con gusto la fica e ciucciava con gioia il clitoride. La ragazza confessò che le era piaciuto molto la fase della provocazione, soprattutto gli sguardi eccitati del fratello che la facevano bagnare come un cascata.
La storia termina con una copiosa sborrata sulla faccia della ragazza.
Il fratello, grazie all’azione trasgressiva della sorella, uscì dal suo isolamento. Il rapporto incestuoso lo aveva cambiato dandogli coraggio. Da quel giorno iniziò a vivere pienamente gli avvenimenti del paese, scopandosi, oltre alla sorella, molte ragazze del villaggio. Così va la vita.

Anna si era eccitata. La storia l’aveva coinvolta emotivamente. Marco, invece, continuava a guardarla, con distacco, senza capire quello che stava succedendo.

“Be! Hai finito di leggere? Vedo che t’interessano anche a te le riviste porno! Dopo che l’avrò letta te la passo! Ora dammela!

Gli strappò dalle mani il giornale. Con un sorriso candido, se la infilò sotto la maglia. Agiva ingenuamente, senza accorgersi dello sguardo malizioso di sua sorella, che lo stava fissando e contemplando come il soggetto del romanzo appena letto.

Anna, nel frangente, stava riflettendo sull’opportunità di quella storia. Chissà forse anche lei poteva aiutare il fratello in quel modo, certo era un’azione azzardata e da gran troia. Ma il fine avrebbe nobilitato il gesto perché era finalizzato ad aiutare Marco a prendere fiducia nella vita.
Rialzò lo sguardo su di lui, lo squadrò dalla testa ai piedi, si soffermò sul suo sorriso da ebete e capì che sarebbe stata un’impresa impossibile.

“Intanto! Questo la prendo io! Tu hai fatto anche troppi danni!
“Stronza! Dammela!
“Marco! Per cortesia! finiamola qui! Hai capito?

Anna infilò una mano sotto il pullover del fratello e gli sfilò la rivista.
La occultò sotto la sua t-shirt; uscì veloce lasciando il fratello nel bagno, con un’espressione sbigottita.

Quel pomeriggio in casa.

Marco raggiunge la sorella in camera. La sorprende intenta a leggersi la rivista porno.

“Dammi subito la mia rivista!
“Che cosa hai? ti è venuta voglia di farti una sega?
“Sono cazzi miei! Scommetto che anche a te è venuta voglia di grattarti la figa?

Anna guardò il fratello, effettivamente era turbata.

In realtà era molto eccitata e la voglia di massaggiarsi la figa le era brillato per la testa. Aveva passato in rassegna tutte le immagini porno. I suoi pensieri erano saturi di grossi cazzi che si infilavano in fighe slabbrate e culi sfondati. Dovette ammettere, suo malgrado, che era piacevole guardare le foto e leggere le storie piccanti.
Aveva riletto la storia dell’incesto per sapere come aveva fatto l’eroina a sedurre il fratello. Oramai si era fissata in testa che quella soluzione poteva essere fattibile per aiutare il fratello a diventare più uomo. Marco, sicuramente, era ancora vergine.
Pensò, che se avesse provato il piacere di una fica forse la sua personalità si sarebbe rinforzata, con una maggiore autostima, quindi più consapevolezza del suo essere maschio.
Guardò Marco, fu subito scoraggiata, perché appariva ambiguo, asessuato, sebbene di nascosto si facesse le seghe guardando le riviste porno.

Anna, tuttavia, si sentiva impacciata da quel pensiero incestuoso. L’educazione familiare ricevuta, tramandata da generazioni di bacchettoni, a livello inconscio agiva come un grosso ostacolo alla realizzazione di quella strategia incestuosa. Incesto, solo a pensarci le faceva venire la pelle d’oca dal ribrezzo. Quell’idea fu osteggiata dal suo super io, che agiva come un severo poliziotto.
Eppure l’eroina del romanzo porno non aveva avuto alcun scrupolo ad escogitare quel piano scellerato.
Anzi per la protagonista diventò una vera pulsione sessuale, che si era trasformata in notti insonni, agitati da quel desiderio morboso che la costringeva a stare desta a sgrillettarsi la figa, fantasticando di prendere in se il grosso cefalo del fratello.

Anna quando pensava al cazzo di Marco non provava nessun sentimento. Per quando si sforzasse a mettersi nei panni dell’eroina, quando immaginava il pene del fratello non provava assolutamente nulla.
Le sembrò assurdo che la figa della protagonista straripasse di abbondanti fluidi umorali, indotti dal desiderio carnale per suo fratello, mentre lei restava assolutamente asciutta, poiché suo fratello non le suscitava alcuna emozione.

“Marco! Ti devi svegliare! Mi sono stufata a farti da angelo custode!
“Anna! Mi hai rotto le palle con le tue filippiche! Non dirmi quello che devo e non devo fare! Non capisco perché la gente si fa i cazzi miei? Anche tu sei come loro!
“Ti sbagli! Io ti voglio bene e mi incazzo, quando vedo che ti prendono per il culo! Ma perché non ti svegli? Cazzo!
“Che cosa vuoi che faccia! Non rompo le palle a nessuno! Mi piace stare per i cazzi miei!
“E’ proprio questo che non va! Gli altri credono che tu sia uno scemo, incapace di socializzare! Quegli stronzi si fanno forti con i deboli! Se ti fai la ragazza, magari, ti vedono con occhi diversi!
“Mi hai guardato bene? Chi cazzo vuoi che mi caghi! So di non essere un tipo attraente! Quindi evito le figure di merda!

Anna scrutò suo fratello. Effettivamente era proprio brutto. Forse per questo non provava nulla per lui.

“Anna restituiscimi la rivista! Anzi! Visto che ti piacciono, se ti interessa, in camera mia ne ho altre! Le vuoi vedere?

Anna, stupita, alzò lo sguardo su Marco. Altre riviste porno?
La lettura della rivista porno, l’era piaciuto un casino, scoprendosi di avere un lato da voyeur, così le venne la curiosità di dare una sbirciatina alle altre.

“Certo, mi piacerebbe vederle!
“Se ti faccio vedere dove le tengo nascoste! Poi non ti azzardare a raccontare tutto ai vecchi, giuro che te la faccio pagare!
“Ci manca solo questo! che i nostri vecchi scoprano i tuoi vizi da pervertito!
“Vizi! Ahahahah sei proprio una bigotta! Mia cara sorellina guarda che oggi la pornografia non è più considerata una depravazione. E poi, noto che piace leggerle anche te! È inutile che neghi!
“Lasciamo perdere! Andiamo a controllare la tua collezione di riviste porno va!

Marco era completamente ingenuo. Non aveva colto lo sguardo lucido ed eccitato di sua sorella. Rideva candidamente senza capire il coinvolgimento emotivo di Anna, che si era eccitata a leggere quelle storie. La sua non era semplice curiosità ma interesse morboso per le scene porno.

I ragazzi si sentivano al sicuro perché i genitori erano a lavoro, in quanto gestivano un negozio di ferramenta. La madre rientrava alle diciotto, mentre il padre dopo le venti di sera.

Marco guidò la sorella in camera sua. Sorrideva candidamente, soddisfatto di poter condividere un segreto con lei. Spostò il mobile del computer e dietro la stampante, sul ripiano inferiore scoprì la pila delle riviste. Erano una ventina circa.
Anna prese una sedia e si sedette al fianco di suo fratello. Marco aveva posto i giornali sul tavolino del Computer, spostando la tastiera per fare spazio.

“Ecco! Prendi quella che ti piace!

Marco, intanto, si era ripreso la rivista che aveva portato in classe iniziando a sfogliarla.
Anna, nello stesso istante, si era impossessata di alcune riviste e dopo averle sfogliate velocemente, ne trattenne una. Anche lei iniziò a guardarla.

I gemelli si ritrovarono affiancati l’uno all’altro, concentrati nella lettura delle riviste porno.
Marco, stimolato dalle immagini, cominciò ad agitarsi.
Era eccitato e il cazzo, somatizzando i suoi pensieri libidinosi, si era ingrossato nelle mutande. Gli venne il solito desiderio di tirarlo fuori e menarselo guardando le foto porno.

Anna, scoprì che le riviste porno erano eccitanti. Man mano che le sfogliava, i suoi occhi brillavano. La sua mente iniziò a fantasticare sui quei grossi cefali. Erano potenti e grossi. Vederli fotografati profondamente ficcati nella figa e nel culo di quelle troie, le stava suscitando un moto al basso ventre. Sentiva le parti intime in ebollizione, era come se fossero aggredite dal fumo di una sauna, stavano letteralmente trasudando fluidi umorali.
Ad un tratto avverte il gomito di suo fratello che si muove freneticamente, strofinando con forza contro il suo. Si gira e rimane meravigliata da quello che stava accadendo.
La mano di Marco cingeva un cazzo lungo e grosso. Molto simile a quello che stava ammirando in quel momento.
Lo guardò, lasciandosi affascinare dalla sua energia. Nello stesso istante avverte la fica pulsare al ritmo pazzo del suo cuore agitato.
Doveva toccarsela. La voglia di sgrillettarsi era diventata insopportabile. La mente era sconvolta dal desiderio, e le stava implorando di sditalinarsi la fica.

Alla fine, sconfitta da quel desideri, tra se pensa: “Perché non fare come lui?

Posa la rivista, si alza in piedi, solleva su la gonna di jeans e poi sposta di lato le mutande di cotone. Si risiede.

Afferra la rivista, allarga le gambe e con una mano inizia a massaggiarsi le labbra della fica.

Era in perfetta sintonia emotiva con l’azione del fratello. Finalmente i gemelli si ritrovarono riuniti nello stesso limbo monozigotico, speculari nello sfogare le pulsioni sessuali.
Marco, si gira e scopre l’azione di Anna, è strabiliato da quella scena, incantato, ignora la rivista rivolgendo a lei tutta la sua attenzione morbosa e, quindi, continuò a masturbarsi fissando la fica, massaggiata con forza, sostituendola nella sua mente alla rivista come oggetto di desiderio e di stimolo.

La sorella, ricambiando l’occhiata, si eccita ancora di più a vedere il fratello incantato a fissare la sua fica, mentre si stava masturbando con maggiore energia. Abbandona anche lei la rivista si gira completamente verso Marco e concentra lo sguardo sulla sua mano, proseguendo con accanimento a stimolarsi la fica. La voglia è talmente avvolgente che inizia anche a stringersi le tette e i capezzoli turgidi.
I gemelli ora erano l’uno di fronte all’altro, a darsi idealmente un mutuo piacere, scambiandosi occhiate stravolti dal godimento.
Marco si muove con energia, agita veloce la mano, facendo scivolare la pelle tesa sulla massa carnosa che aveva raggiunto il massimo volume possibile. Ostentava un cazzo massiccio e duro che lui menava con impeto in tutta la sua lunghezza.
Anna lo guardava meravigliata. Il cazzo del fratello era bello e lungo, la sua potenza lo faceva impazzire e lo fissava con bramosia, mentre era impugnato saldamente dalla mano del fratello. La sua mente era completamente turbata da quella scena. Lo avrebbe voluto dentro di se. Lo stava desiderando. Quella brama scatenò la sua libido, facendole imprimere maggior movimento alla mano, che strusciava in modo forsennato tra le piccole labbra infiammate e il clitoride turgido e arrossato.
Alla fine, cedendo al desiderio estremo e sublimando il cazzo del fratello, ficcò alcune dita nella fica, chiavandosi con furore.

Marco era completamente in preda al delirio dei sensi. I suoi occhi si erano incollati sulla fica della sorella. La mano agiva d’istinto, strattonando violentemente il suo cazzo duro.

Improvvisamente si ode la voce eccitata di Anna che, implorante, chiede a Marco:

“Marco.......

La giostra delle emozioni ha toccato l’apice, come andrà a finire?

Il seguito lo troverete:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2012/09/come-aiutare-un-fratello-sfigato.html

Guzzon59 ([email protected])
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